Rossa, fiammante, velocissima, con un grosso cestino per lo zaino. Tommy ne aveva sempre sognata una e, finalmente, l’aveva ricevuta dai nonni per il suo compleanno!
Ogni qualvolta il tempo lo permetteva, usava la sua nuova bicicletta per divertirsi ed esplorare il quartiere.
Tommy la trattava con grande cura e ogni sera la sistemava sul vialetto di casa vicino all’aiuola.
Passavano i giorni e la scuola stava per iniziare. Tommy frequentava la quarta elementare e utilizzava la sua nuova bicicletta per andare a scuola.
Tutti lo invidiavano quando arrivava come una scheggia sul suo sellino, gli occhi dei suoi compagni erano puntati su quel gioiello fiammante che luccicava alla luce del sole.
Anche Alfredo, quel bambino antipatico di quinta, gli aveva chiesto dove l’avesse comprata. Tommy era fierissimo della sua nuova bicletta e non permetteva mai a nessuno di usarla.
-“Ho paura che si rompa”, rispondeva sempre ai suoi amici.
Spesso dopo la scuola, prima di tornare a casa, passava dai nonni per fare merenda.
La nonna gli preparava le sue deliziose ciambelle: erano morbidissime, ripiene di crema e ricoperte di glassa al cioccolato. Tommy ne era molto ghiotto.
Dopo aver chiaccherato con la nonna e averle raccontato alcune avventure, arrivava il momento di tornare a casa.
-“Come al solito sono in ritardo! Adesso devo proprio andare, ciao!” - disse Tommy.
Baciò la nonna sulla guancia e uscì dalla porta, posizionò lo zaino nel grande cestino e salì sul sellino.
-“Mi raccomando, vai piano quando torni a casa” disse la nonna.
-“Non preoccuparti, farò attenzione!” rispose Tommy mentre se ne stava andando.
Le foglie erano iniziate a cadere dagli alberi creando un soffice tappeto rosso e giallo, le temperature erano diminuite poco a poco, le nuvole grigiastre erano cariche di pioggia e le giornate si facevano più brevi: stava arrivando l’autunno!
Una fresca mattina di metà ottobre, Tommy si alzò in ritardo, si vestì di corsa, mise un giacchetto più pesante, baciò la mamma sulla guancia e uscì in giardino per prendere la bicicletta che teneva legata al palo dell’aiuola.
Ma qualcosa era diverso dal solito.
Una scia argentea imperlava il sellino da una parte all’altra e una grossa chiocchiola si trascinava stancamente andando chissà dove.
-“Ma che cosa strana!” - pensò Tommy.
-“Una chiocciola su una bicicletta? Che cosa pensa di fare? Le chiocciole sono lente e silenziose. Sarà meglio farla scendere visto che io vado velocissimo; il suo posto non è certo qua sopra! - riflettè il bambino.
-”Per colpa sua, anche questa mattina, arriverò tardi in classe e la maestra si arrabbierà moltissimo con me!”
Tommy comunque prese delicatamente la chiocciola per il guscio, la mise sull’erba e in tutta fretta pedalò verso la scuola.
Quello che Tommy non sapeva era che la chiocciola non si era mai spinta al di là del delimitare del prato.
Il giardino di Tommy brulicava di vita: sul marciapiede davanti casa camminavano in fila le formiche e sull’albero della vicina le api avevano costruito la propria casetta.
-“Ciao Gary!“ dissero le altre chiocciole -“Guarda quanti denti di leone. Vieni a gustarli con noi!“.
Gary sorrise e proseguì per la propria strada.
“Non voglio rimanere qui a mangiare e basta. Voglio esplorare il mondo, scoprire cosa c’è al di là del prato!” - pensò Gary - “Non mi arrenderò così facilmente, domani salirò di nuovo su quella bici!“
Così la mattina dopo, con molta fatica, si fece trovare in orario sopra il sellino della bicicletta fiammante di Tommy.
“Eh no” - pensò lui seccato -“Questa ci sta facendo l’abitudine.”
La riprese per il guscio, la osservò fissando le sue antennine sopra la testa e le disse: -“Come faccio a farti capire che se cadi ti fai male? Qui non devi salire!” E la mise di nuovo al suo posto nel prato.
Ma Gary, testardo com’era, non avrebbe rinunciato al suo sogno e la mattina seguente, con molta fatica, si fece trovare nuovamente in orario sopra il sellino della bicicletta.
Quando Tommy la vide non credette ai suoi occhi. Forse, dopo uno spavento, avrebbe capito che quello non era un posto adatto per una chiocciola. Tommy rifletté un attimo su cosa fare e la spostò sul cestino, poi partì a tutta velocità verso la scuola.
Gary per un secondo ebbe paura, poi si attaccò saldamente al metallo, chiuse gli occhi e si fece coraggio.
Solleticato dall’aria, stuzzicato dall’intenso odore della resina dei pini, non si era mai sentito così libero. Socchiuse gli occhi e osservò le foglie che iniziavano a cadere, vide case e colline, paesaggi dei quali aveva sentito solo raccontare. Tutto era nuovo, sconosciuto: si divertì moltissimo!
Tommy stremato arrivò a scuola, legò la bicicletta, ma non controllò se la chiocciola fosse ancora lì.
Nel frattempo Gary, che non si era mosso, vide cadere nel cestino una foglia di acero. Si sentì in dovere di sdebitarsi con quel bambino che gli aveva fatto vivere momenti così magici.
“È stato così gentile a portarmi in giro con lui e farmi vedere dei posti così belli. Gli farò vedere quanto è bella questa foglia, sono sicuro che gli piacerà!”.
Allora Gary prese la foglia dal cestino e la attaccò al manubrio della bicicletta.
Suonò la campanella e Tommy uscì da scuola.
Da lontano vide una piccola macchia dorata vicino al manubrio e si affrettò per capire cosa fosse.
Appena arrivato in prossimità della bicicletta si accorse della foglia ed esclamò: “Che bella!”. Poi vide la chiocciola e, sorpreso, disse: “Dove l’hai presa?“.
Gary, con le sue piccole antennine indicò l’albero.
Tommy capì che Gary lo stava invitando ad osservare con attenzione la bellezza dei particolari della natura che aveva intorno.
Così lungo il tragitto Tommy osservò i fili d’erba bagnati di rugiada, i petali morbidi delle margherite e pensò: “C’erano davvero anche prima tutte queste cose? Qualche volta rallenterò per godermi questa bellezza!“.
Iniziò così a rallentare e osservò con molta più attenzione ciò che aveva intorno per non perdersi nemmeno un dettaglio di quel mondo così piccolo ma non per questo meno bello.
Posso dirti, caro lettore, che divennero grandi amici.
La mattina presto Gary era già pronto sul sellino della bicicletta, elettrizzato per il viaggio che l’aspettava.
Tommy pedalava come una scheggia per non arrivare in ritardo e il suo amico non riusciva a smettere di ridere per il solletico che gli faceva il vento.
Al ritorno invece andavano piano, pianissimo, e spesso si fermavano a guardare i nidi dei merli, le api alla ricerca del polline o le antenne di qualche grillo che si domandava sbigottito che cosa ci facessero insieme quei due.